Fiducia e professionalità: parole d’ordine, oltre l’emergenza

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Pietro Tallerico è uno dei 30 esperti di Raccolta Fondi che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa “Fundraiser per gli Ospedali in Emergenza COVID-19”, mettendo a disposizione le sue competenze per garantire che le donazioni destinate alle strutture sanitarie in questo momento critico vadano a buon fine, dopo aver subito dei blocchi di natura tecnica o burocratica.

Calabrese, trapiantato a Milano, il suo motto è: “Ci vuole professionalità nel fundraising”. Un concetto scontato per chi è del settore, ma assai meno per chi non conosce nel profondo il variegato mondo delle organizzazioni non profit, che piantano saldi i loro piedi, oltre che nei progetti e nelle attività implementate, proprio nella raccolta fondi.

Dunque scaviamo, per capire da un Fundraiser che cosa significhi garantire professionalità e assieme a Pietro scopriamo che l’emergenza non è che la punta di un iceberg. Al di sotto c’è tutto un mondo da esplorare, che, per fortuna, prosegue ben oltre il Covid-19 e rappresenta un’opportunità per tanti enti che fino ad oggi avevano guardato al fundraising solo con la coda dell’occhio e talvolta con diffidenza. “Un po’ perché in Italia la cultura del Fundraising è relativamente giovane, evidenzia Pietro, un po’ perché c’è la convinzione che chiunque possa improvvisarsi fundraiser. Ma un astronauta non si improvvisa chirurgo, con le debite differenze, si intende”.

Mai come ora abbiamo riscoperto l’importanza di fare ciascuno la propria parte, di essere tutti responsabili del miglioramento sociale che ci aspettiamo, ognuno con il suo bagaglio di conoscenze ed expertise. “Ci sono energie incredibili che la popolazione italiana è in grado di mettere in campo e questo è stato dimostrato ancora una volta, ancora in una emergenza”, spiega Pietro. Dunque la domanda è, perché non valorizzare queste energie, rendendole parte di un processo e non relegandole a eventi dirompenti e straordinari? Una riflessione classica dell’oltre l’emergenza, ma forse stavolta vale davvero la pena di interrogarsi. “In questa circostanza le risorse mobilitate sono state enormi, certamente anche perché incoraggiate da personaggi famosi e volti noti. Ma non dimentichiamoci del destinatario finale, che è fondamentale per analizzare le peculiarità di questa grande mobilitazione.  Una enorme quantità di persone ha avviato raccolte fondi destinate agli ospedali, che sono luoghi centrali nella vita di qualsiasi individuo, di ogni cittadino”.

Già, perché gli ospedali sono uno dei punti di riferimento fondamentali di una società, sono piccole grandi polis nella polis, frequentate da tutti almeno una volta nella vita, per ragioni che coinvolgono più o meno direttamente. “Molte delle strutture sanitarie che stiamo sostenendo attraverso l’iniziativa ‘Fundraiser per gli ospedali’ non hanno al loro interno delle unità o dei professionisti capaci di gestire delle attività di raccolta fondi. Il fundraising non è sconosciuto al mondo della sanità, ma certamente non è diffuso. In questo momento eccezionale sono emerse delle lacune nel sistema, che però non dovrebbero essere considerate un vuoto, piuttosto sono un’opportunità”.

Si può imparare, insomma, ancora una volta, per fare meglio in futuro. Ma come? “Un ospedale potrebbe avvalersi della consulenza di esperti, per gestire le raccolte fondi e soprattutto le relazioni con i donatori. Anche a partire dalle campagne avviate proprio in questo momento, adottando un po’ di lungimiranza. Tutte le persone che hanno contribuito finora, che fine faranno quando l’emergenza sarà conclusa? Un fundraiser direbbe che devono essere ringraziate per il loro sostegno, aggiornate sull’utilizzo dei fondi e sui traguardi raggiunti, e coinvolte in futuro in nuove, grandi imprese da intraprendere. Certamente la sanità pubblica italiana può già contare sulle risorse derivanti dalle imposte che noi tutti versiamo, ma perché non associare le due cose? Le persone hanno dimostrato che sono disposte a fare di più, se sono coinvolte e se hanno ben chiare quali siano le necessità. Perché ad entrare in gioco è la fiducia”. Un legame, quindi, che va rinsaldato con criterio e professionalità. È anche in questo modo che possiamo davvero dare valore all’esperienza drammatica che ci ha colpiti. “Siamo tutti parole della stessa storia, conclude Pietro, dovremmo riscriverla in modo diverso e questo è il momento per farlo. A partire da un rinnovato senso di fiducia, anche nelle figure professionali che ci accompagnano”.

 

CHI È PIETRO TALLERICO (profilo LinkedIn)

Fundraiser “a sua insaputa” durante una (lunga) esperienza politica giovanile, oggi è consulente per il fundraising per piccole organizzazioni nonprofit, relatore del Festival del Fundraising e responsabile dell’ufficio fundraising del Movimento Lotta alla Fame nel Mondo.

DM, bici da corsa, copywriting e basso elettrico sono le sue passioni.
Non necessariamente in quest’ordine!

Per l’iniziativa “Fundraising per gli ospedali” ha seguito diverse strutture sanitarie lombarde, a Treviglio Romano (BG), Codogno (LO), Voghera (PV), Brescia, Como e Milano.

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Visualizza 2 commenti
  • Federica
    Rispondi

    Complimenti
    Continua così e avrai la possibilità di fare sempre di più

  • Massimo Martelli
    Rispondi

    Quando si lavora “bene” per il “bene comune”… è un garanzia di successo…!!!!

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